Nella vita cittadina di Chiari non mancano mai le occasioni di dibattito, talvolta dai toni sopra le righe. L’ultimo caso riguarda un semplice bagno pubblico e alcune dichiarazioni polemiche che hanno rievocato i “bei tempi” in cui, nella zona di Quadra Marengo, ci si divertiva a indovinare l’altezza di un salame appeso.
La precedente Amministrazione Vizzardi aveva deciso di realizzare un bagno pubblico in prossimità della Biblioteca Sabeo, cercando di soddisfare un’esigenza molto sentita: “Dove andare in certi orari se bar, ristoranti e biblioteca sono chiusi?” La mancanza di servizi igienici disponibili nelle ore serali o durante eventi e manifestazioni era una criticità reale, spesso lamentata dai residenti del centro storico.
Dopo un atto vandalico ai danni della struttura, il sindaco Zotti ha pubblicato un post su Facebook, lanciando una sorta di concorso a premi: “Indovina quanto costa il bagno pubblico e vinci una pizza”. L’iniziativa, a detta del Sindaco, intendeva svelare i costi di costruzione e manutenzione, ma in realtà ha finito per trasformarsi in un attacco all’ex Giunta, insinuando che le spese fossero esagerate.
È comprensibile che episodi di vandalismo irritino e creino danni economici, ma il comportamento sbagliato di pochi non può mettere in discussione l’utilità di un bagno pubblico. Non si parla di un investimento volto a generare ricavi, ma di un servizio che contribuisce al decoro e all’igiene della città, specialmente in orari in cui non esistono alternative.
Il bagno pubblico è stato realizzato con un costo totale di circa 46.000 euro, a cui si aggiungono le opere edili e gli allacciamenti. Tuttavia, la maggior parte dell’onere non è ricaduta sui cittadini di Chiari: buona parte delle risorse derivano da un finanziamento a fondo perduto di Regione Lombardia, ottenuto tramite uno dei bandi DUC (Distretti Urbani del Commercio).
Va ricordato che l’Amministrazione Vizzardi era riuscita a raccogliere oltre 700.000 euro di contributi a fondo perduto per il centro storico, destinati a diverse iniziative di riqualificazione.
Ridurre tutto a una mera questione di guadagno per il Comune rischia di far perdere di vista l’obiettivo principale: fornire servizi essenziali alla comunità. In fondo, non è un bagno pubblico a fare discutere, ma la scelta di rendere accessibili spazi dove i cittadini possano usufruire di servizi igienici senza dover ricorrere a esercizi privati (spesso chiusi o non disponibili).
Se un Sindaco ritiene necessario uno staff che lo supporti, è accettato che ciò comporti una spesa non direttamente finalizzata a un ritorno economico. Allo stesso modo, un bagno pubblico deve essere valutato per la sua utilità e non per i potenziali incassi, che ovviamente sono nulli.
È auspicabile che il dibattito cittadino si concentri su come salvaguardare i beni pubblici e gestirli in modo efficiente, anziché accusare l’avversario politico di “sprechi” senza verificare i dati reali.